martedì 12 aprile 2011

Letture pomerediane: L'incipit di '' Il cavaliere d'inverno '' di Paullina Simons

Salve Ragazzi! Eccoci belle cariche con un nuovo post anche questo pomeriggio... Diteci, cosa avreste voglia di fare queste pomeriggio? Casmi & Rosbì, dopo la dolcissima merenda a base di marshmellow, avevano pensato di trascorrere queste ultime ore di sole, sdraiate in terrazza a leggere, che ve ne sembra? Vi piacerebbe leggere con noi? Benissimo allora ^^ Il libro nel quale vogliamo addentrarci oggi è: '' Il cavaliere d'inverno '' di Paullina Simons! Ventite a dare un'occhiata (una letta!) anche voi...

LIBRO PRIMO
LENINGRADO

Parte Prima
Il Diafano Crepuscolo
Capitolo 1
Campo di Marte
1

La luce del mattino entrò dalla finestra e inondò l’intera stanza.
Tatiana Metanova dormiva il sonno dell’innocenza, della gioia irrequieta, delle
calde notti bianche di Leningrado, del giugno profumato di gelsomino. Ebbra di vita,
dormiva il sonno dell’intrepida giovinezza.
Non durò a lungo.
Quando i raggi del sole attraversarono la stanza fino ad arrivare ai piedi del letto,
Tatiana si tirò le lenzuola sulla testa nel tentativo di tenere lontano il giorno
incombente. La porta si aprì e il pavimento scricchiolò. Era Dasha, la sorella
maggiore.
Dasha, Dasha, Dashenka, Dashka.
La persona a cui Tatiana voleva più bene al mondo.
Ma in quel momento avrebbe voluto strangolarla. Dasha aveva deciso di svegliarla,
e purtroppo riuscì nel suo intento. La scosse con le sue mani energiche e sibilò: “Psst!
Tania! Svegliati. Svegliati!”
Tatiana grugnì e la sorella sollevò il lenzuolo.
I sette anni di differenza tra loro non erano mai stati più evidenti come in quel
momento in cui Tatiana voleva dormire, e Dasha, invece...
“Smettila”, borbottò, cercando di coprirsi di nuovo. “Non vedi che sto dormendo?
Chi sei tu? Mia madre?”
La porta si aprì. Il pavimento scricchiolò ancora. Stavolta era davvero sua madre.
“Tania, sei sveglia? Alzati immediatamente.”
Non si poteva certo dire che avesse una voce melodiosa. Trina Metanova mancava
di ogni dolcezza. Era piccola, energica, irascibile. Probabilmente aveva appena finito
di lavare il bagno comune, inginocchiata a terra con il grembiule blu, e aveva ancora
il fazzoletto in testa. La domenica la distruggeva.
“Cosa c’è, mamma?” chiese Tatiana, senza sollevare la testa dal cuscino. I capelli
di Dasha, che si stava chinando per darle un bacio, le sfiorarono la schiena. Quel
momento di tenerezza fu interrotto dalla voce stridula della madre.
“Alzati subito. Tra poco la radio darà un annuncio importante.”
“Dove sei stata, stanotte? Sei tornata molto più tardi dell’alba”, sussurrò Tatiana.
“Cosa ci posso fare se il sole sorge a mezzanotte? Sono tornata a quell’ora, e mi
sembra più che rispettabile.” Sorrise.
“Dormivate già tutti.”
“L’alba è alle tre, e a quell’ora tu non eri ancora a casa.”
“Dirò a papà che, quando hanno alzato i ponti, sono stata sorpresa dall’altro lato
del fiume.”
“Sì, brava. Spiegagli cosa stavi facendo sull’altra riva del fiume alle tre del
mattino.” Tatiana si voltò a guardarla. Quella mattina l’aspetto di Dasha la colpì in
modo particolare: i capelli neri erano spettinati e grandi occhi scuri, che spiccavano
su quel bel viso, mutavano continuamente espressione. In quel momento esprimevano
una sorta di allegra esasperazione. Anche Tatiana era esasperata, ma era tutt’altro che
allegra. Voleva solo continuare a dormire.
Lesse l’inquietudine sul volto della madre intenta a togliere le coperte dal divano.
“Quale annuncio?” ripeté.
“Tra pochi minuti il governo trasmetterà un comunicato. È tutto quello che so”,
rispose la madre rassegnata.
Suo malgrado Tatiana era ormai del tutto sveglia. Un comunicato. Accadeva di
rado che la musica venisse interrotta da un annuncio del governo.
“Forse abbiamo invaso di nuovo la Finlandia.” Si strofinò gli occhi.
“Zitta”, l’ammonì sua madre.
“O forse sono loro che hanno invaso noi. Rivogliono indietro i confini che hanno
perduto l’anno scorso.”
“Non siamo degli invasori”, intervenne Dasha. “L’anno scorso siamo andati a
riprendere i nostri confini. Quelli che avevamo perduto nella Grande Guerra. E
dovresti smetterla di ascoltare le conversazioni degli adulti.”
“Non abbiamo perso i nostri confini”, ribadì Tatiana. “Il compagno Lenin li aveva
ceduti di sua spontanea volontà.”
“Tania, non siamo in guerra con la Finlandia. Esci dal letto.” Lei si mosse. “E la
Latvia, allora? La Lituania? La Bielorussia? Non è forse vero che ci siamo
impadroniti di quelle terre dopo il patto dell’anno scorso tra Hitler e Stalin?”
“Tatiana Georgievna, smettila!” Quando voleva farle capire che non era in vena di
scherzare sua madre la chiamava col nome di battesimo seguito dal patronimico.
Tatiana assunse un’aria seria. “Cos’altro resta? Abbiamo già metà della Polonia.”
“Ho detto basta! Ne ho abbastanza dei tuoi giochetti. Giù dal letto. Dasha
Georgievna, tira fuori tua sorella dal letto!” Dasha non si mosse.
La madre uscì dalla stanza brontolando.
Dasha si voltò di scatto verso la sorella e sussurrò in tono cospiratorio: “Devo dirti
una cosa”.
“Bella o brutta?” Dasha non le parlava quasi mai della sua vita da adulta.
“Una cosa straordinaria. Mi sono innamorata!”
Tatiana si lasciò cadere indietro sul letto levando gli occhi al cielo.
“Smettila!”, esclamò la sorella, saltandole addosso. “È una cosa seria.”
“Sì, d’accordo. L’hai conosciuto ieri quando hanno alzato i ponti?”
“Ieri è stata la terza volta.”
Tatiana scosse la testa. La gioia di Dasha era contagiosa.
“Vuoi lasciarmi stare?”
“No, non posso lasciarti stare.” Cominciò a farle il solletico.
“Non finché non mi dici che sei felice per me.”
“Perché dovrei dirlo?” obiettò Tatiana con un sorriso. “Non sono felice. Smettila!
Perché dovrei essere felice? Io non sono innamorata. Adesso piantala.”
La madre tornò in camera con un vassoio con sei tazze e un samovar d’argento.
“Smettetela subito, voi due. Mi avete sentita?”
“Sì, mamma”, disse Dasha, che continuava a fare il solletico alla sorella.
“Ahi!” gridò Tatiana. “Mamma, ho paura che mi abbia rotto le costole.”
“Fra poco vi romperò qualcos’altro io. Siete tutte e due troppo grandi per questi
giochi.”
Dasha fece la linguaccia.
“Davvero troppo grandi”, commentò Tatiana. “Ma la nostra mammina non sa che
tu hai solo due anni.”
Dasha rimase con la lingua fuori. Tatiana allungò la mano e gliel’afferrò. Al grido
stridulo della sorella la lasciò andare...

Allora cose ne pensate? A noi affascina moltissimo questo romanzo, sarà una delle prossime letture che faremo...

Casmi & Rosbì :)


2 commenti:

  1. Devo terminare la trilogia, mi manca appunto l'ultimo. Amo questo libro, amo i suoi personaggi, amo il contesto storico e amo Shura!!!!
    Uno dei libri più belli che mi è entrato nell'epidermide e non andrà più via!!!

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  2. Ne siamo davvero affascinatissime anche noi Giuliana, presto incominceremo a leggere... E ti faremo sapere come è andata la lettura!

    Un abbraccio Casmi e Rosbì! :D

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