domenica 22 gennaio 2012

Great Women's Portrait: Greta Garbo !

Salve Amici, buona domenica! Ecco che ritorna il nostro speciale sulle donne del passato: ''Great women's portrait'' ! Un tributo a quelle donne che ci fanno andar fiere del sesso al quale apparteniamo e ci fanno ammirare, sbalordire e gioire dell'emancipazione che nel corso della storia hanno conosciuto. Questa sera, in esclusiva per gli amici della Casa sull'albero: Greta Garbo!!!

Greta Garbo, nome d'arte di Greta Lovisa Gustafsson (Stoccolma, 18 settembre 1905 – New York, 15 aprile 1990), è stata un'attrice svedese, fra le più celebri di tutti i tempi. Sedusse generazioni di appassionati di cinema con il suo carisma e il suo fascino misterioso. Per la sua bellezza e per la indiscussa bravura, venne soprannominata la Divina.
Terza di tre fratelli, Greta, figlia del netturbino Karl Gustafsson e di Anna Johansson, contadina d'origine lappone, era una bimba dal carattere malinconico e solitario, che preferiva restare appartata a fantasticare piuttosto che unirsi ai coetanei nel gioco; da adulta confesserà che, pur considerandosi una bambina come tutte le altre, le capitava spesso di sentirsi un attimo prima molto felice, e subito dopo molto depressa. L'unico momento di svago che si concedeva, spesso da sola nella cucina di casa, era giocare a fare teatro: si travestiva con abiti dismessi, si truccava e organizzava personali spettacoli.
Ancora quindicenne, alla morte del padre, dovette abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento della famiglia; si impiegò così dapprima in un negozio di barbiere e poi, come commessa e saltuariamente modella nel più grande emporio di Stoccolma - il PUB - dove, casualmente, nell'estate del 1922 conoscerà il regista Erik Petschler. Sarà proprio grazie a Petschler che verrà introdotta nel mondo nel cinema. L'accesso non fu tuttavia agevole: Greta dovette infatti superare dapprima una dura selezione che le consentì di studiare gratuitamente per tre anni all'Accademia Regia di Stoccolma; furono comunque sufficienti sei mesi, trascorsi i quali venne chiamata a fare un provino con il quarantenne regista finnico Mauritz Stiller. Al momento del loro incontro la Garbo aveva diciotto anni. L'artista omosessuale sarà per lungo tempo mentore e pigmalione della Garbo, nonché amico riservato e prezioso nei primi anni della carriera.
Fu a questo punto della sua vita che Greta, decise di cambiare il suo nome in Greta Garbo, ispirandosi a quello di Bethlen Gabor, sovrano ungherese del secolo XVII. Anche il suo look subì dei progressivi mutamenti. Nel tempo libero, la ragazza amava infatti vestire comodamente, in maniera molto informale, e in tal modo inventò, anche uno stile: lo stile alla Garbo, caratterizzato da un abbigliamento decisamente androgino, con giacche di taglio maschile, pantaloni, camicia e cravatta, riuscendo ad imporre un'immagine innovativa e, nel contempo, sensuale.
Nel marzo del 1924 venne presentato a Stoccolma il film La saga di Gösta Berling: apprezzato dal pubblico, fu però stroncato dalla critica, ma Stiller decise di ripresentarlo a Berlino, dove registrò un successo incondizionato. Nella città tedesca, Greta fece conoscenza con il regista Georg Wilhelm Pabst, che le offrì una parte nel film La via senza gioia, pellicola che si rivelerà un classico della cinematografia e consentirà alla Garbo il lancio verso un futuro hollywoodiano. Alti e bassi si alternaro nella storia di Greta Garbo: scrisse spesso agli amici svedesi di sentirsi sola e infastidita dal clamore della celebrità, dalle incursioni di giornalisti e fotografi nella sua vita privata, e d'essere scontenta della qualità dei suoi primi film girati nel 1926 nella Mecca del cinema - La tentatrice e Donna fatale - in cui ricopre parti di vamp provocanti, distruttive e prive di scrupoli. L'attrice avrebbe desiderato interpretare la parte di Giovanna d'Arco, ma le sue aspettative di ottenere ruoli che ella avrebbe sentito più aderenti alla sua personalità vennero ripetutamente scoraggiate dalla MGM. Dovette inoltre attendere quattro anni e interpretare ancora sette film muti prima di venire impiegata in un film sonoro.
 E allora, finalmente, in Anna Christie, la Garbo parla per la prima volta in una pellicola e lo fa per chiedere al barista Larry «un whisky con ginger ale a parte. E non fare l'avaro!». I rotocalchi dell'epoca non mancarono di salutare in maniera entusiastica l'avvenimento, titolando enfaticamente a caratteri cubitali: "Garbo talks!". Negli ambienti cinematografici sono molte, le leggende cresciute insieme e attorno alla figura di Greta Garbo; molto si è detto sulla sua presunta idiosincrasia a girare in presenza di persone non strettamente qualificate come addetti ai lavori, così come la stampa rosa d'ogni tempo ha studiato al microscopio tendenze sessuali e rapporti interpersonali della signorina Greta Garbo, che per i fotoreporter era possibile immortalare solo di sfuggita, mentre - avvolta in un cappotto lungo fino ai piedi, grossi occhiali da sole, il capo avvolto in un'ampia sciarpa - usciva di casa per recarsi a fare la spesa, o per fare solitarie passeggiate.
Molto chiacchierata a Hollywood fu la storia d'amore, che la Garbo ebbe con l'attore americano John Gilbert, una delle più fulgide stelle del cinema muto. Sebbene sinceramente legata a lui, l'attrice non esitò a lasciarlo quando questi le chiese di sposarlo; indipendente ed autonoma, la Garbo non desiderava unirsi a nessuno, principio a cui tenne fede per tutta la vita.Durante gli anni trenta l'attrice visse un'altra importante storia sentimentale con il compositore Leopold Stokowsky, coronata da una romantica fuga d'amore a Ravello, sulla costiera amalfitana, nel 1938.
Varie biografie confermano, invece, l'intensa relazione lesbica fra la Garbo e Mercedes de Acosta, poetessa statunitense di origine spagnola. Sul grande schermo Greta Garbo è stata anche spia, regina del doppio gioco, assassina, aristocratica, moglie infedele, ammaliatrice e donna irresistibile, cortigiana e prostituta. Nel 1939 Ernst Lubitsch intravide le sue ulteriori potenzialità e ne fece la protagonista di un'esilarante commedia, Ninotchka, in cui la diva dimostrò insospettate doti di attrice brillante e dove, per la prima volta sullo schermo, la si vide ridere. Dopo la delusione per l'inatteso e clamoroso insuccesso del film Non tradirmi con me, a soli 36 anni la Garbo decise di ritirarsi dalle scene e per il resto della sua esistenza sfuggì sempre la notorietà: le sue ultime interviste, fra le poche rilasciate, risalgono al 1928, alla scrittrice Rilla Page Palmborg, e al 1929, al cronista del New York Times Mordaunt Hall.
Nel 1950 la rivista Variety nominò la Garbo migliore attrice dei primi cinquant'anni del secolo; un premio Oscar alla carriera le fu conferito nel 1954. Come migliore attrice era stata candidata quattro volte dall'Academy Awards, senza mai vincerlo.
Dal ritiro dalle scene fino alla morte, l'attrice condusse una vita assolutamente riservata, cercando il più possibile di evitare giornalisti e fotoreporter. Riuscì a non rilasciare mai alcuna intervista, ma non poté impedire di essere fotografata. La Garbo stabilì la sua residenza a New York, in un lussuoso appartamento alle cui pareti erano appesi alcuni quadri di Renoir, uno fra i suoi pittori preferiti. Trascorse molto tempo a Taormina. La Garbo appartiene tuttora al mito e all'immaginario collettivo, ben oltre quello star system dal quale aveva sempre preso le distanze. Federico Fellini, parlando di lei, la definì una fata severa: in cuor suo era, senza mezzi termini, la fondatrice d'un ordine religioso chiamato cinema.

Casmi & Rosbì :)

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