giovedì 10 novembre 2011

Dalla libreria (dallo zaino più che altro -.-'') di Casmi & Rosbì: Re(lazione)censione di Le ''Ultime lettere di Jacopo Ortis''

Salve Amici Buonasera! Come state? Piaciuta la merenda di oggi pomeriggio?? Assolutamente fantastica, da leccarsi i baffi :3 Ma, come direbbe la nostra prof (-.-'''''''''') non finisce qui!!! Quest'oggi abbiamo infatti in serbo per voi molto altro, tipooo una bella recensione librofila! Ok siamo sincere... Si tratta di una relazione scritta per scuola, ma fa lo stesso no?! In fondo il libro è un classico e la sua lettura non è stata poi così noiosa (in realtà no, ad ogni pagina sfogliata rischiavamo il collasso, ma questa litote era indispensabile altrimenti non avreste continuato a leggere ^^''). Si tratta di Le ''Ultime lettere di Jacopo Ortis'' (acutamente soprannominato dal nostro amico Parchè Giacopo Mortis, un emo depresso che già dalla prima pagina del libro ha deciso che la vita gli fa schifo, ora per l'una ora per l'altra ragione, e dopo averti fatto penare per circa 200 pagina si uccide :DDDD), ironia a parte se la cosa vi incuriosisce leggete un po' il nostro lavoro!

Autore: Ugo Foscolo
Prezzo: 8.50 euro
Formato: Tascabile
Editore: Mondadori
Collana: Oscar classici  
Pagine: 192

Introduzione: Le ‘’Ultime lettere di Jacopo Ortis’’, è un romanzo epistolare di Ugo Foscolo che si presenta come una raccolta di lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, spedisce all'amico Lorenzo Alderani e che dopo la morte di Jacopo, egli avrebbe consegnato alla stampa aggiungendo di proprio pugno una presentazione e una conclusione. Questo insieme di epistole può essere considerato come il primo romanzo della letteratura italiana. Si trattava infatti allora, di un genere poco esplorato data la prevalenza per la divulgazione di nozioni sotto forma di trattati; l’opera quindi nel suo genere è dotata di una grandissima originalità poiché costituisce un nuovo modo di narrare proponendo le vicende al lettore attraverso una raccolta di lettere intime, rivolte si a Lorenzo Alderani, ma che implicitamente Foscolo scrive tanto per i contemporanei quanto per i posteri. Parte della materia che costituisce il romanzo è dunque chiaramente autobiografica, l’autore infatti si ispira ad avvenimenti realmente accaduti. Jacopo Ortis è in realtà Girolamo Ortis, uno studente universitario nato nella zona di Pordenone, a cui muta il nome in onore di Jean-Jacques Rousseau.

Trama: Per quel che concerne la trama, che fa da sfondo ad epistole talora strazianti, talora ridondanti di gioia o semplicemente confessioni intime che il protagonista fa al suo amico in cerca di comprensione, sostegno e conforto, abbiamo che Jacopo Ortis è uno studente universitario veneto sostenitore del modello politico repubblicano che dopo la disfatta della patria decide, ormai privo di qualsiasi speranza o aspirazione, volontariamente di isolarsi dal mondo e rifugiarsi presso i colli Euganei, il così detto ‘’Locus amenus’’, luogo idilliaco dove lo stesso Petrarca amava risiedere e talvolta anche proiettar visi con la sola immaginazione. Conducendo dunque questo genere di vita appartata e tranquilla Jacopo si dedica essenzialmente ad attività tese a rinfrancare l’animo come la lettura, in particolar modo dei classici greci e soprattutto di Plutarco, assieme all’intrattenimento di placide relazioni con il curato oppure il signorotto del paese. Tuttavia, ben presto, questa sorta di esilio per alcuni versi volontario,  per altri quasi forzato, finirà con il causare al giovane ancora più tormento di quello dovuto alla sconfitta della patria. Contrò la sua stessa volontà infatti si innamorerà della maggiore delle figlie del Signor T*****, già promessa in sposa ad un altro uomo dal padre senza il suo consenso , per ragioni puramente economiche. Il protagonista trascorrerà momenti idilliaci insieme con la giovinetta, Teresa, la quale arriverà a confessargli la sua profonda infelicità circa le nozze alle quali è costretta ed in un voluttuoso abbandono ai sentimenti i due arriveranno a scambiarsi delle effusioni. Si può dire che da questo momento, in cui l’animo di Jacopo finalmente assapora attimi di gioia autentica, probabilmente i primi e gli ultimi della sua breve e travagliata esistenza, inizieranno a sorgere dentro di lui profondi sensi di colpa, frustrazione ed un piccolo germe di follia che poi matureranno nella scelta del suicidio. Egli infatti nonostante abbia appena ottenuto ciò che veramente desiderava, ma che per viltà e anche timore non aveva neanche avuto il coraggio di ammettere di fronte a se stesso, essendo da tempo persuaso che il destino segnasse la vita di ognuno incidendovi ad enormi caratteri: ‘’l’uomo sarà infelice’’, decide, anche se con moltissimi dubbi e sofferenze, di togliersi la vita. Dopo quindi aver viaggiato, cambiato città molte volte e cercato di scacciare il pensiero della dolce Teresa che sempre, in ogni ora del giorno e della notte, come egli stesso racconterà nelle lettere all’amico Lorenzo, lo perseguitava, non riuscendo più ad esercitare più un pieno controllo su di sé, sui suoi sentimenti e sul suo cuore, altro non può fare che rinunciare a lottare in questo scontro già in partenza impari che è la vita e rassegnarsi dinanzi a quella sorte che in fondo aveva ed ha già tracciato l’esito della storia di ognuno. Scriverà allora un’ultima lettera a Teresa, farà visita all’amico ed alla madre per poi piantarsi un pugnale nel cuore ed esalare l’ultimo respiro rivolgendo ancora un pensiero alla sua amata e contemplando una cornicetta con il suo ritratto dietro la quale sono riportati i seguenti versi della Divina Commedia, purgatorio, canto I: ‘’ libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta ‘’.


Giudizio finale: Passando poi alle conclusioni, possaimo dire di aver trovato questa lettura particolarmente interessante. In quanto considerato ufficialmente primo romanzo della letteratura italiana mi ha incuriosito leggere e conoscere quest’opera per rapportarla magari ad altre così da ripercorrere l’evoluzione che la tipologia narrativa del romanzo ha subito da allora sino ad oggi. La passione poi, ed il fermento interiore quanto intellettuale del protagonista mi hanno piacevolmente coinvolto, permettendomi di seguire con trasporto i punti salienti della narrazione ed in particolar modo la parte conclusiva nella quale il lettore da un lato freme dal conoscere cosa realmente Jacopo deciderà di fare, se avrà la forza di mettere in atto la sua coraggiosa scelta oppure rinuncerà per la scarsa fiducia in se stesso; dall’altro lato invece il lettore desidera accompagnare spiritualmente ed in silenzio l’animo sofferente di un uomo che arrivato al limite delle proprie forze decide coraggiosamente di abbandonare il mondo. Dunque la figura di Jacopo Ortis con la sua autenticità ed il suo essere perseguitato da dubbi che sfiorarono e ancora oggi sfiorano la mente di molti uomini rappresentava allora l’emblema della crisi dei valori illuministi che lentamente iniziano ad essere surclassati da quelli romantici, mentre oggi nient’altro che l’eterna lotta tra ragione e sentimento.

Casmi & Rosbì :)

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