venerdì 29 aprile 2011

Letture Serali con Casmi & Rosbì: ''The Giver il Donatore'' di Lois Lowry

Amiciiiiii! Notata la vena di entusiasmo? Diciamo, che oggi ci sentiamo di buon umore e vogliamo trasmettere (quando mai) la nostra gioia di vivere anche a voi! Diteci: Come state? Come vanno le vostre esistenze? Le nostre alla grande, in attesa di Domenica! Allora?! Non siete curosi di sapere di che cosa si tratta? Ma tempo al tempo, almeno per oggi non possiamo dirvi ancora nulla :) A proposito degli spropositi, avete già cenato stasera? Forse si dato l'orario, ma visto che i nostri stomaci sono di ferro, vogliamo gustare insieme a voi una fresca, svelta e saporitissima pita! Sapete vero che cos'è? Ma come no? Udite, udite... (leggete, leggete...)

La pita (in greco πίτα, in ebraico פִּתָּה o פיתה, in arabo كماج) è un tipo di pane piatto lievitato, rotondo, a base di grano. La pita, insieme ad altri tipi di pane, è un cibo tradizionale delle cucine del Medio Oriente e del Mediterraneo, dal Nord Africa all'Afghanistan.

Dopo questo breve approfondimento culinario, volevamo accompagnare la scorpacciata di tale invitante spuntino con una bella lettura sulla nostra veranda... Sapete a cosa avevamo pensato? A ''The Giver Il Donatore'' di Lois Lowry. Per caso l'avete letto? Se così non dovesse essere, vi lasciamo l'incipit a cui potete dare una spulciata, tra parentesi, è stato recentemente pubblicato anche il secondo capitolo della saga, con il titolo di ''La Rivincita Gathering Blue''...

FIORE DEL PARADISO
TOMMASO PINCIO
In sogno ο sulle ali dell‟immaginazione, tutti noi abbiamo sperimenta-to la speciale ebbrezza di visitare mondi ignoti e meravigliosi.
Alla stessa maniera abbiamo conosciuto la cocente delusione che se-gue al risveglio, quando la realtà ci ricaccia d‟un sol colpo alla vita di tutti i giorni, che di ignoto e meraviglioso spesso ha ben poco.
Poniamo però che nel corso di uno di questi viaggi di sogno ci sia concesso il privilegio di metter piede nel più perfetto dei mondi possibi-li e impossibili, il paradiso, e che al termine della nostra escursione ci venga consegnato un fiore, affinché la gente incredula non dubiti dei racconti che faremo al ritorno.
Nell‟appuntare su un taccuino questa eccezionale ipotesi, il poeta in-glese Samuel T. Coleridge pose un‟interessante questione: cosa acca-drebbe se al momento di riaprire gli occhi ci ritrovassimo con quel fiore in mano? All‟apparenza, la risposta è ovvia: avremmo finalmente la cer-tezza che un paradiso esiste e ci comporteremmo di conseguenza. Forse, al fine di non pregiudicare l‟accesso al settimo cielo, l‟umanità inizie-rebbe a comportarsi meglio di quanto ha fatto sinora. Metterebbe al bando guerre, odio, sopraffazione. E a forza di migliorarsi libererebbe la Terra da pene e ingiustizie, trasformandola in un luogo così buono e giusto da rendere superflua l‟esistenza del paradiso.
Il fiore ci regalerebbe poi un‟altra certezza.
Ci direbbe che i sogni non sono soltanto sogni, ma manifestazioni di mondi e dimensioni ulteriori. Anche questa scoperta dovrebbe indurci a comportamenti diversi. Forse non ci renderebbe migliori quanto il sape-re che c‟è un paradiso, ma ci alleggerirebbe l‟animo da molte angosce perché l‟esistenza di un altro mondo arricchirebbe di senso quello in cui già ci troviamo.

Speriamo che la lettura vi abbia coinvolto, a più tardi
Vostre Casmi & Rosbì :D

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