Carissimi lettori com'è andata la vostra giornata? Dite la verità vi siete consolati questo pomeriggio con i nostri cannoli ''siculi''? Noi, eccetto il break della merenda, siamo state tutto il pomeriggio chine sulla Divina Commedia! Con tutto il bene che possiamo volere a Dante Alighieri, chi glielo ha fatto fare di inventarsi questo viaggio, e di incontrare poi tutta quella gente per la strada? Paolo, Francesca, Ciacco, Caronte, Cerbero chi più ne ha più ne metta... Non poteva andare direttamente in Paradiso e la storia finiva lì? No perchè noi studenti dobbiamo passare tre anni della nostra vita a sgobbare sul quel suo poema ''sacro'', che presunsione caro Dante... In ogni caso veniamo a noi e alle nostre cose che sono di certo più interessanti, stasera vogliamo farvi dono di una della più ''giovani'' poesie di Montale: Meriggiare pallido e assorto.
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Mezzogiorno. Il sole è alto in cielo. Si odono solo i rumori della natura, leggeri suoni che ci circardano, seppure in modo sbiadito, che la vita fatta di alti e bassi, luci ed ombre, perchè alla sommità della scala che siamo intenti a salire a volte possono nascondersi negli angoli cocci aguzzi di bottiglia...
Riposate bene Casmi e Rosbì =)
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