Il piccol dio d'Amor, dormendo un giorno,
Al suo fianco avea posto la sua torcia incendiaria d'ogni cuore,
Mentre diverse ninfe a castità votate
Trascorrevan lì accanto; in sua man verginale
La più bella fra loro quel fuoco sollevò
Che legioni di cuori sinceri avea scaldato,
E così il Condottiero dell'ardente desìo
Fu, nel sonno, disarmato da una vergine mano.
Ella spense la torcia in una fonte gelida lì presso,
Che dal fuoco d'Amore trasse calor perpetuo,
Bagno divenne e salutare balsamo
Per gli infermi; ma io, schiavo della mia Donna,
V'andai per cura e questo solo appresi:
Fuoco d'amore riscalda l'acqua, l'acqua non raffredda amore.
Shakespeare 154° Sonetto
Ecco un piccolo omaggio a Shakespeare, poeta dell'amore per eccellenza.
Nell'ultimo dei suoi Sonetti ci parla proprio di Cupido, divinità dell'amore, e di come la torcia dell'ardente sentimento, gli sia stata portata via da alcune ninfe, che spensero le fiamme in una fredda fonte. Tuttavia nonostante l'acqua avesse assorbito tutto il calore del fuoco, questo non potrà mai spegnersi.
Credo che il nostro caro Sheakespeare non potesse regalarci parole più sagge, meravigliose e calzanti in questo giorno di San Valentino che ormai volge al termine, perciò riflettiamo insieme sul suo limpido e più che mai veritiero messaggio, chiudendo gli occhi e tacendo... Per ascoltare solo il richiamo dell'amore.
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